Il Mercoledì voglio dedicarlo all’arte, a luoghi e personaggi noti e meno noti che hanno reso la Sardegna una regione unica nel suo genere. Oggi parliamo di arte pubblica, l’arte per tutti e di un luogo che rappresenta un must da visitare.
Nell’isola ci sono luoghi che raccontano di storie antiche e antiche civiltà, veri musei a cielo aperto; è recente la candidatura all’UNESCO per l’immenso patrimonio nuragico unico al mondo testimoniato circa 10mila nuraghi, Domus de Janas, Menhir, Tombe dei Giganti, pozzi e fonti sacri.
Oltre a questo preziosissimo tesoro in Sardegna esistono altri musei a cielo aperto di epoca più moderna. Uno dei primi a venir creato fu quello di San Sperate, a partire dall’iniziativa di uno degli artisti più importanti per l’isola, Pinuccio Sciola (1942-2016). Sciola aveva solo 26 anni quando, dopo tanti viaggi e studi in Italia e all’estero, accumulati dal ’59 con la vittoria della prima borsa di studio, tornato al suo paese di origine decise di coinvolgere gli abitanti e amici artisti per ridare luce a quel paese di case fatte di ladiri. Non era un anno qualsiasi, era il ’68, un anno ricco di fermenti sociali e culturali. Lui a quel fermento diede la scintilla iniziale per dipingere di bianco tutto il paese. Quel bianco divenne come una tela su cui dipingere con la comunità intera. In pochi anni la notizia del paese-museo fece il giro d’Europa attirando tanti artisti che diedero il loro contributo.
Ma se con la pittura Sciola rivoluzionò un paese, fu con la scultura che rivoluzionò la propria arte.
E oggi il Giardino Sonoro ne è la testimonianza. Da agrumeto di famiglia diventa coltempo il laboratorio dell’artista, poi museo a cielo aperto che custodisce centinaia di pietre scolpite e incise. Pietre e sculture che suonano se sfiorate da dita esperte o dal vento, e che rivelano del loro percorso attraverso il tempo e lo spazio per giungere fino alle mani forti e sensibili di Sciola, che ne avrebbe fatto emergere la propria anima. La sua e quella delle pietre.
Visitare il Giardino Sonoro di San Sperate, gestito oggi dalla figlia Maria Sciola dal 2014, significa immergersi in un’altra dimensione.
Il racconto sull’artista fatto proprio da Maria strappa lacrime e sorrisi e la musica delle pietre resta incisa nel ricordo proprio come Pinuccio incideva le sue care pietre.
Bagamunda