Tadaaaaan! Torna la rubrica #dicciusuefrastimmusu
Oggi cominciamo con un “frastimmo”!
Ho scoperto che la grande Grazia Deledda a fine Ottocento fu tra le prime ad affermare che la bestemmia era un vero “linguaggio di rottura”, “attraverso il quale si ha la liberazione di strati profondi e incontrollati della psiche e l’iterazione di antiche formule deprecatorie (…) Le bestemmie e le oscenità, secondo un’interpretazione psicoanalitica, rappresenterebbero il soddisfacimento di un desiderio represso”.
Ecco, così anche le imprecazioni in lingua sarda. Un desiderio che quasi mai si esprimeva con l’augurio della morte al “nemico”, ma più di frequente si trattava di qualche accidente, qualche guaio con la sorte o la giustizia, o qualche male ad una parte del corpo…
È il caso del frastimmo “Chi ti pighiri scraffingiu a is ogus e is manus a canciofa”, che significa “Che ti venga prurito agli occhi e le mani a carciofo”, così ti cavi gli occhi da solo!
Le imprecazioni sarde sono alquanto macabre e sadiche, strappano comunque un sorriso per la fantasia con cui vengono create.
Ve ne vengono in mente altre simili?
Saludi e Trigu Bagamandusu!